Storia

MNOGAJA LETA è il titolo di un antico inno augurale bizantino-slavo che significa “Molti anni felici”. La scelta di questo nome documenta la particolare inclinazione e la passione del Quartetto per un tipo di spiritualità, intensa e primitiva, propria di alcuni canti corali che, pur in forme diverse secondo l’origine, è contraddistinta da un’impronta spontanea, nativa, universale.
É proprio con questo spirito che Alberto, Luciano, Maurizio e Nino, dopo le prime interpretazioni di canti popolari e laudi medioevali, accostatisi ai Negro-Spirituals, vi si appassionarono in modo così profondo da dedicarvisi quasi esclusivamente, con impegno e approfondimento tali da rendere il loro gruppo un “unicum” nel mondo musicale italiano.

Le loro voci, guidate da una sensibilità innata, trovano nell’interpretazione corale un affiatamento ed una coesione veramente rari.

I negro-spirituals: sono i canti degli schiavi negri d’America formatisi tra il 1700 e il 1800, quando la musica in Europa era quella di Bach, Mozart e Beethoven. Gli spirituals rappresentano, da un punto di vista musicale, la fusione di diverse culture. Alla matrice africana si sovrappongono gli influssi europei della musica popolare celtica , irlandese, anglosassone e del corale protestante a quei tempi diffuso nell’America del Nord. Diversi quindi gli influssi musicali, unica invece la matrice “spirituale”.

Il Dio di Abramo, di Isacco e di Giobbe prende il posto degli dei pagani e gli eroi del Vecchio Testamento diventano gli eroi di un popolo di schiavi, in una assoluta simmetria di sofferenze, attese e certezze tra l’ebreo in cerca della terra promessa ed il negro nel desiderio di pace. “Nessuno sa il dolore che ho visto, nessuno lo sa, tranne Gesù”, canta uno dei più famosi spirituals.

E storie del Vecchio e del Nuovo Testamento, e filastrocche degli Apostoli in cammino, e scherzi del vecchio Satana, in una assoluta identificazione fra l’estremo cristiano, con il suo dolore e la sua speranza, e la vita dello schiavo, con il suo dolore e la sua attesa di pace, non qui forse, ma nell’altra vita, ” al di là del fiume Giordano”, con serena certezza.

” E cosa credi che fossero gli spirituals, i blues e tutto il resto se non il nostro inno, la nostra lode al Signore? E come credi che allora avrebbero potuto resistere i negri nelle piantagioni senza di Lui, senza la fede, senza la speranza in Lui? Si sarebbero suicidati tutti, credimi, se non avessero ascoltato la Sua voce. Ecco soltanto questo è il Jazz: la nostra speranza in Lui”. (Louis Amstrong, 1971 durante un’intervista rilasciata al giornalista italiano Carlo Mazzarella)

Mnogaja Leta Quartet